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STORIE STRAORDINARIE DI STRAORDINARI MOTO-VIAGGIATORI: SASAPLANET (parte 1)

STORIE STRAORDINARIE DI STRAORDINARI MOTO-VIAGGIATORI: SASAPLANET (parte 1)
Eccoci alla prima di una serie di "Breaking news" ovvero "notizie che rompono" non le scatole ma le nostre abitudini di vita quotidiana.
 
Storie di incredibili imprese di super moto-viaggiatori che man mano conosceremo e terremo d'occhio durante i loro super-spostamenti visto che non riescono mai a stare fermi.

Non so come arriverete a fine intervista ma io, semplicemente ascoltandola e poi trascrivendola, ho dovuto indossare casco e protezioni, provando emozioni molto particolari e del tutto sconosciute. Mi sono sentito vulnerabile, affaticato e spesso anche in apnea durante l'ascolto di questi racconti. Eppure non mi sono mai allontanato dal computer! Ognuno di questi straordinari moto-viaggiatori è letteralmente un viaggio da percorrere, curva per curva e senza distrarsi un attimo.

La prima tappa di questo nostro percorso si chiama Salvatore Di Benedetto conosciuto come Sasaplanet.

Età: 33 anni
Km percorsi: circa 170.000
Nazioni attraversate: 29
Continenti: 4
Moto utilizzate: 5 (KTM 990Adventure, KTM 690 Enduro R, Honda Dominator 650, Yamaha Super Teneré 750 del '92, Royal Enfield Bullet 350)
 
viaggi moto 2

I numeri parlano chiaro. Neanche il tempo di perdermi nelle vertigini date da queste cifre che vengo subito investito dalle parole del primo racconto di Sasá e mi ritrovo praticamente a mollo in uno dei tantissimi fiumi che attraversano l'Islanda. Provo dolore al ginocchio sinistro. Sono i 5 punti di sutura con cui è partito Salvatore.
Boccheggiando e tenendomi stretto alla sedia ascolto il suo racconto.
"Per allenarmi faccio spesso Downhill."

Mi racconta Salvatore (da ora in poi sempre virgolettato).

"Una settimana prima di partire per l'Islanda cado e mi mettono 5 punti sul ginocchio. Per i primi 1800km, da Milano alla Danimarca, ha cambiato le marce la mia ragazza di quel periodo, allungando il piede da dietro. Dopodiché ti lascio immaginare cosa è stato fare sterrato in Islanda. E poi qualche tuffo (ovvero caduta, n.d.r.) in alcuni dei tanti fiumi da guadare che non te lo fai? Perché ovviamente ho voluto fare il giro passando da dentro e non l'anello tutto intorno come fatto tutti."

La frase portante di Salvatore infatti è "Il normale lo sanno fare tutti, lasciamolo agli altri".
È su questo concetto chiave che si forgia Sasaplanet, soprannome degno delle sue imprese per il pianeta. Ma cosa ti distingue da tutti gli altri super viaggiatori? Addentriamoci. Cosa c'è sotto quella tuta corazzata?

"Ho moto sparse in varie parti del mondo per compiere viaggi in ogni continente."
 
Ora si ragiona. Dammi altri spunti.

"Ho fatto i primi 3 viaggi in gruppo con un'agenzia privata. Poi ho iniziato a muovermi da solo e ho fatto il viaggio in Islanda che ti dicevo prima con 5 punti sul ginocchio."

Giusto per far capire subito di che pasta sei fatto. A proposito, com'è andata a finire con i punti?

"Una sera mi sono messo a mollo in una delle tante pozze sulfuree islandesi e me li sono tolti da solo."

E ti pareva. Che domande faccio pure io! Mi accarezzo il ginocchio e vado avanti.
 
viaggi moto 3
 
Scendiamo ancora di qualche tornante. Dammi altre indicazioni per delineare la tua anima di viaggiatore.

"In Argentina una volta ho finito la benzina in mezzo al nulla,è passato un camion, ho nascosto la moto dietro a una roccia e mi sono fatto portare al paese più vicino per riempire la tanica per poi tornare indietro con un altro passaggio."

Sono già sudato. Ma non ti fermare. Dacci dentro!

"Sulla carrettiera della Muerte sono rimasto a piedi e ho aspettato 3 ore sotto ad un diluvio universale prima di essere caricato con tutta la moto nel cassone di un pickup di passaggio."
 
Ah si! L'ho visto il video che hai caricato con questa scena. A proposito,diamo a tutti il tuo canale Youtube: Sasaplanet.

Metto la mantellina anti pioggia e proseguo. Dammi sfumature.

"Ho avuto fidanzate di 19 nazionalità diverse."

Okay, ora non esageriamo. Torniamo indietro fino al punto delle moto lasciate in giro per il mondo.

"Non avendo tanto tempo a disposizione mi sono inventato questa cavolata di lasciare direttamente le moto nei vari continenti."

Scommetto avrai storie incredibili in proposito.

"Allora in sud America ad esempio portai un vecchio Dominator pagato 800€ tutto modificato come piaceva a me ovvero con doppio serbatoio, taniche, e via dicendo. Il primo anno feci da Santiago del Cile fino a Ushuaia lasciando lìla moto. Poi l'anno dopo ho fatto tutta l'Argentina sull'altro versante fino a Salta e ho rilasciato lì la motocicletta. E così via per 4 viaggi. Solo che questa cosa non si può fare perché quando entri in paesi non Europei ti timbrano il passaporto ma anche la moto. Il primo anno feci finta di niente e non se ne accorse nessuno."

Ucci ucci sento odor di istinto di sopravvivenza partenopeo.

"Esatto. Essere di Napoli mi ha in un certo senso avvantaggiato molto nelle mie avventure. Prendo tutto come viene. L'importante è partire, poi quello che succede, succede."

Altra regola portante di Sasaplanet. Torniamo alla Dominator.

"Il secondo anno me la sono vista molto brutta. Tutti di solito per passare dall'Argentina al Cile fanno il Passo de Jama a 4400 metri di altezza che èasfaltato. Io invece volevo fare il Passo do Sico a 4000 metri di altitudine con 200km di sterrato. Questo significa che con una moto a carburatori pagata 800 Euro a quell'altezza avrei fatto più o meno i 10km/h di media. Partii infatti alle sette del mattino e arrivai alla dogana verso le sette di sera. Lì trovai un dipendente che in un primo momento sembrò il mio miglior amico perché era stato in Italia, amava l'Italia, grandi risate, baci e abbracci, eccetera. Quando però ero già col casco per andar via, lo vidi correre verso di me urlando. Disse che lo avevo preso in giro con tutte quelle chiacchiere solo perché avevo le carte della moto scadute. Pensava io volessi passare di lì per avere meno problemi rispetto all'altra dogana più frequentata e di beccare lo scemo di turno. Provai a convincerlo in ogni modo che non era così ma non c'è stato verso. Mi annullò il passaporto e mi disse che dovevo tornare a Salta per fare un processo e pagare una multa. Io non avevo soldi, né cibo, né benzina e la moto non camminava perché eravamo a 4000 metri di altezza. Se mi faceva tornare indietro mi avrebbe fatto morire."

Ecco perché penso e credo che siano viaggiatori straordinari. Perché la Morte, nel vero senso della parola, è spesso parte integrante di queste avventure. Ma loro, ovviamente, non si fermano nemmeno di fronte a questo.
 
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"Decisi quindi di mettere le coordinate della dogana di Passo de Jama e vidi che erano più o meno solo 100km tagliando dritto per dritto facendo tutto fuori strada tra le montagne (a 4000 metri di altitudine n.d.r.). Partii che ormai era quasi sera. Dopo un po' la benzina finii ma per fortuna avevo la mia tanica di riserva e, una volta svuotata nel serbatoio, iniziai a contare i km di autonomia invece della distanza e cominciai a cagarmi sotto."

Perdonatemi ma in questi casi ogni parola è parte integrante del viaggio. Censurarle o modificarle corrisponderebbe a saltare delle tappe.

"Ce la feci. La mattina seguente molto presto arrivai al Passo de Jama. Lìperò mi sequestrarono direttamente la moto e mi dissero di tornare a Salta in pullman. Dopo una intera giornata di discussioni mi rassegnai e decisi di prendere l'autobus. Il driver però non mi volle accettare perché aveva fatto già il check-in e se la polizia lo avesse trovato con un passeggero che non era in lista, gli avrebbero ritirato la licenza. A quel punto sono crollato."

E sinceramente sono crollato anche io accasciandomi sulla scrivania privo di forze.

"Erano le 7 di sera, stanco morto, senza bere, senza mangiare e con il vomito perché ero a oltre quattro mila metri di altezza. Tornai in lacrime alla dogana spiegandogli il tutto e improvvisamente, non so per quale miracolo, il tizio cambiò idea. Forse semplicemente vedendomi in quello stato, accettò di aiutarmi. Pagai quindi la multa direttamente a lui e riuscii finalmente a riottenere la moto."

E si torna ad aprire il gas! Riprendo posizione sulla sedia.

"Non proprio. Quel giorno ho imparato che non bisogna mai domandare le distanze in sud America perché non sono mai reali. Mi dissero che per San Pedro erano 40 km ma in realtà erano 160."

Risata liberatoria ma d'istinto mi ristringo forte ai braccioli della sedia.

"Pensai quindi che 40km tutti in discesa li avrei fatti in un secondo. Invece la strada non solo era in salita, ma i chilometri cominciavano ad essere 40, 50, 60... Dopo quasi 100km di salita mi si spense la moto a 4600 metri di altezza. Per chi ha fatto quel passo sa perfettamente che in quella zona non c'è assolutamente niente. Ero in mezzo al nulla alle 9 e mezza di sera e non sapevo più che cosa fare. Pensai che comunque San Pedro era giù a 2500 metri di altitudine quindi prima o poi sarei dovuto scendere. Cominciai a spingere la moto ma ero privo di forze. Dopo circa un'ora e mezzo avevo fatto solo un chilometro. Ma fu una decisione fondamentale perché dietro l'ultima curva prima di stramazzare, trovai il cantiere della nuova dogana. Buttai la moto in terra e mi fiondai a dormire dentro la casetta degli operai buttando giùla porta. La notte stetti malissimo perché comunque era la prima volta che andavo a quelle altitudini."

Salvatore giustamente mi fa presente che a quelle altezze le motociclette a carburatori senza iniezione elettronica perdono la carburazione e quindi vanno a 10km/h e a chi guida viene mal di testa e nausea per tutto il tempo. Infatti da quelle parti usano la famosa foglia di coca da masticare lentamente.

"La mattina seguente mi svegliarono gli operai e mi dissero che c'era solo un altro chilometro in salita dopodiché sarebbe stata tutta discesa. Spinsi per l'ultimo tratto e finalmente ecco la discesa verso San Pedro! Arrivai giù come un razzo e alla fine scoprii che si trattò di un problema alla candela. Un problema alla ca**o di candela di m*rda! Lo stesso che mi lasciò a piedi sulla Carretera della Muerte. Da quel momento in poi imparai che ad ogni pieno dovevo cambiare la candela."

Pazzesco! Mi sembra di avere le dita piene di grasso. Ho quasi paura di sporcare la tastiera del portatile. Che fine a fatto quel Dominator?

"Ci feci ancora Cile, Bolivia e la lasciai in Perù. L'anno dopo conobbi una ragazza canadese e proseguii il viaggio insieme a lei. Volevamo fare Perù, Ecuador e Colombia ma alla dogana dell'Ecuador si accorsero del solito problema di carte scadute e a quel punto mi confiscarono la moto definitivamente. Il viaggio lo finimmo in pullman."

Esce Dominator ed entra?

"Teneré 750. Tutto già preparato come al solito come piace a me. Ho intenzione di usare la stessa procedura ma questa volta andare verso la Mongolia e lasciarla poi lì."

Guai a te se partirai senza di noi allora!

Ti dispiace Salvatore se riprendiamo fiato per qualche giorno e ci diamo appuntamento a mercoledì prossimo?

Non so voi ma devo assolutamente farmi una bevuta e asciugarmi dal sudore nonostante non mi sia allontanato un secondo dalla scrivania. Ho già capito che, vista l'incredibile quantità di avventure di questi super moto-viaggiatori, mi toccherà ritoccare le tappe del viaggio in corsa e uscire ogni settimana invece che ogni due. Del resto l'improvvisazione è tra le più importanti caratteristiche che si devono avere per intraprendere un viaggio.

Mi raccomando puntuali mercoledì ! Febbraio con la seconda parte sempre con Sasaplanet!
 
 
"Non pensare di non farcela.
Pensa se ci riesci!"

Riccardo Stuto
 

irlanda in moto agosto 2017 4



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